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La redazione de La Birra aperta

Immagine scattata dalla Redazione

Il 26 marzo, in piazza del Nettuno, ha avuto luogo una manifestazione di protesta contro la chiusura delle scuole e la scelta, da parte delle istituzioni, di portare avanti l’anno scolastico con la didattica a distanza. Il presidio ha visto la partecipazione di professori, genitori e studenti; gli interventi – da parte anche di bambini e ragazzi di scuole elementari e medie – hanno puntato i riflettori sul grande sacrificio imposto alle generazioni più giovani. L’impossibilità di godere di anni importanti e irripetibili e l’alienazione derivata dal costante contatto con lo schermo sono stati i punti cardine dei loro discorsi. “Dove andremo domani?” si chiedono centinaia di giovani alunni che si trovano a crescere e delineare loro stessi nel bel mezzo di una pandemia globale. Mancano le risposte, la situazione si fa sempre più insostenibile e le aperture a singhiozzo inficiano la qualità dell’istruzione.

Non tutti hanno partecipato alla manifestazione, ma sui social la voce è girata e alcuni amici hanno caricato stati in cui facevano vedere i professori che dicevano “basta alla DAD”. Noi siamo della scuola media Alessandro Volta, a Bologna, e della Giovanni Pascoli, ad Anzola dell’Emilia. I nostri compagni non hanno partecipato, da Anzola poi non ci sarebbero potuti arrivare.

Viviamo la didattica a distanza male, noiosamente, non ci capiamo nulla. La maggior parte la pensa così, però molti durante la lezione tengono la videocamera spenta, chattano, guardano video. Di base non si riesce a seguire nulla o a concentrarsi. Già ci si concentra poco in classe, anche se abbastanza. Figuriamoci in dad, le cose non è che ci passino da un orecchio ed escano dall’altro, le cose nel primo orecchio non ci entrano proprio.

Tra le cose che ci manca di più è vivere la scuola con i compagni, perché anche se siamo nel gruppo di Whatsapp è più brutto. Poi nella realtà è più divertente, si possono anche fare gli scherzi. Non vediamo i compagni nemmeno in altre occasioni. Abitiamo anche lontani, qualcuno è isolato e nemmeno passano gli autobus.

In dad tutti quanti fanno finta di essere bloccati, alcuni non rispondono, alcuni fingono di avere il microfono che non va. Per esempio una volta una ragazza non aveva studiato per l’interrogazione, e allora appena il prof l’ha chiamata è uscita e così “dal nulla” non sentiva più il prof, non le si accendeva più il microfono.

In dad ci sono molte più interrogazioni e meno verifiche. Nelle interrogazioni in alcuni casi si capisce che gli studenti leggono, quindi la prof abbassa un po’ il voto. Oppure una bambina in dad alle elementari aveva il padre che le suggeriva le risposte. Si impara meno, hai meno voglia di studiare, hai meno voglia di fare tutto.

La scuola poteva rimanere aperta, alle Volta c’è stato solo un caso covid e hanno chiuso una classe soltanto in tutto l’anno. Alle Giovanni Pascoli a volte hanno chiuso delle classi, ma per un giorno, perché il prof aveva la febbre. La scuola è stata tra le prime cose a chiudere, anche quando hanno lasciato aperti i negozi o i parrucchieri.

Ci sono alcuni che pensano che visto che siamo più piccoli non rispettiamo le norme o non mettiamo la mascherina, anche se non è vero perché a scuola da noi c’è stato soltanto un caso covid ed era un professore. Noi all’inizio dell’anno potevamo togliere la mascherina solo per bere o se stavamo a due metri di distanza dagli altri compagni. Dopo neanche per bere abbiamo potuto toglierla, non potevamo proprio bere. A ogni ricreazione bisognava lavare le mani due volte, disinfettare i banchi di mattina e appena uscivano tutti. I bagni andavano lavati tre volte al giorno. Potevamo togliere la mascherina solo per la merenda. Prima potevamo mangiare fuori, in giardino, mentre poi in casse seduti al posto finché non finivamo.
Ora stiamo tutto il giorno attaccati al telefono, oppure sul letto, sul divano. La media dei passi giornalieri è cambiata un sacco. Un mese fa, quando avevamo appena cominciato a chiuderci in casa, calcolavamo una media di seicento passi. A scuola invece arrivavamo fino ai diecimila.

Di educazione fisica si fa solo teoria, stiamo perdendo un sacco di mobilità. Ora correre anche per venti metri ci fa affaticare.

La rubrica La Birra aperta viene pubblicata, fra le varie, su questo blogsull’account IG labirra_aperta, all’interno di Piazza Grande – Giornale di strada e sul sito Scuole di Quartiere.

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